Battuto ancora una volta il Castiglione Murri, evidentemente il nostro avversario preferito, o almeno, quello con cui tiriamo fuori… tutto. Anche per questa semifinale le condizioni facevano pensare che avremmo presto subito la superiorità numerica e fisica dei grifi.
Ci siamo presentati alla Lunetta Gamberini in otto ma il nostro amato coach ci ha subito tranquillizzati, sostenendo che basta essere in sette.
Detto fatto, Maga Kala, poche battute e il nostro pilastro era fuori.
In sette, senza uno dei migliori, come abbiamo fatto a vincere senza mai andare sotto?
Intanto bisogna ricordare che i sette nani, picconando con impegno, estraevano diamanti; poi la Maga-Regina ha messo delle zanzare a portar di là la palla ed ha distribuito le mosche nelle posizioni furbe.
Così il kapitano non si è massacrato e quando decideva di attaccare il canestro, aveva l’energia per farlo, la stessa che non è bastata agli avversari per fermarlo. La nostra torre, che non è un pezzo di scacchi ma, al contrario, lavora assai bene in verticale, ha toccato, preso, smanacciato, catturato, praticamente tutti i palloni che non hanno stracciato la retina.
Detto così, sembra facile, in realtà abbiamo giocato fino in fondo ogni possesso, abbiamo cercato gli schemi che il profeta ci ha insegnato ed ha continuato a invocare, sgolandosi per 4 tempi. La zona era imprescindibile, ma l’abbiamo fatta proprio bene, poi bisognava segnare e, nel primo quarto, l’abbiamo fatto quasi ad ogni attacco.
Quando anche loro sono passati a zona, zanzare e mosche sono diventate ragni, che hanno tessuto con precisione e pazienza, trovando spesso il passaggio che l’attaccante designato aspettava. Forse la partita con meno palle perse, probabilmente quella con la maggior precisione in attacco. Così concentrati solo perché era “dentro o fuori”?
Sono convinto che succeda qualcosa ai nostri ragazzi quando la situazione sembra non offrire scampo, quando tutto è contro, loro cambiano, diventano silenziosi, non scherzano più, però si cercano… con le mani, col corpo, si cercano, hanno bisogno del contatto, una pacca, un cinque… qualsiasi cosa pur di sentire che i compagni sono lì. Succede semplicemente che diventano squadra… fanno come i maschi riproduttori prima delle sfide, orripilano. Gli animali estendono il pelo, o le penne, o le scaglie, per apparire più grossi, più minacciosi; la velina, la zanzara, quello basso, quello alto, quello che oggi dorme in piedi, diventano più determinati, sono i peli, le penne, le scaglie della nostra squadra che si dilata e (talvolta) vince!
In fondo è tutto qui il lavoro di Beppe, ha preso quattro sciamannati e ha inventato una squadra, poi la fa giocare alla pari con tante altre, formatesi però con altri tempi e risorse.
Così andremo alla finale (forse conviene andare in 5…), prima però c’è il Camp, dove lo Stregone Panizza ci aspetta per massacrarci per benino.
Tutto sommato, non mi sembra che poi ci faccia tanto male…
WCF!
Enrico Sarti